Uno stato d’animo genuino scaturito da un giovane del popolo
Da trent’anni possiedo un volume di poesie pubblicato da Rebellato editore e stampato a Padova nel 1981. Ne associai anche uno precedente, dello stesso autore, pubblicato nel 1969. Titolo della raccolta “ LA MIA STRADA ”. L’autore si chiama Raniero Celani, e di lui mai riuscìi a raccogliere dati anagrafici, se non ad individuare altre sue opere esistenti in biblioteche pubbliche.
Apprezzai quella raccolta per una sezione , dal titolo “ NOI, I SUPERSTITI ”, che non cito nelle brevi composizioni singole, di alto significato, ma che racchiude l’anima e lo spirito di un giovane – come moltissimi altri, assai responsabili - che partecipò alla seconda guerra mondiale con consapevolezza e fede nella sua scelta.
Ma una composizione mi rimase nella memoria, perché riuscì a tramandare il vero stato d’animo della maggioranza degli italiani che vissero il famoso e “deprecato” ventennio fascista. La tramando subito, per testimonianza ed atto doveroso.
Apprezzai quella raccolta per una sezione , dal titolo “ NOI, I SUPERSTITI ”, che non cito nelle brevi composizioni singole, di alto significato, ma che racchiude l’anima e lo spirito di un giovane – come moltissimi altri, assai responsabili - che partecipò alla seconda guerra mondiale con consapevolezza e fede nella sua scelta.
Ma una composizione mi rimase nella memoria, perché riuscì a tramandare il vero stato d’animo della maggioranza degli italiani che vissero il famoso e “deprecato” ventennio fascista. La tramando subito, per testimonianza ed atto doveroso.
Pagina di diario.
1
" Una sera di maggio
del millenovecentotrentasei.
Il ragazzo che vive dentro il tempo
ne ritrova immutata la memoria.
" Una sera di maggio
del millenovecentotrentasei.
Il ragazzo che vive dentro il tempo
ne ritrova immutata la memoria.
All'imbrunire corre la notizia.
Vola di casa in casa, con la voce
della radio, bussa di porta in porta.
« Addis Abeba e' presa! »
« La campagna d'Etiopia e' terminata! »
La gente si riversa nelle strade,
Un torrente che preme verso i Fori,
raggiunge la sua foce naturale,
la piazza dei colloqui,
il luogo certo dell’appuntamento.
Ogni finestra trova una bandiera.
Vola di casa in casa, con la voce
della radio, bussa di porta in porta.
« Addis Abeba e' presa! »
« La campagna d'Etiopia e' terminata! »
La gente si riversa nelle strade,
Un torrente che preme verso i Fori,
raggiunge la sua foce naturale,
la piazza dei colloqui,
il luogo certo dell’appuntamento.
Ogni finestra trova una bandiera.
2
All'imbrunire sciama il termitaio,
Volano le canzoni,
intersecandosi, sovrapponendosi.
La gente canta. Un canto a piena gola;
è stonato, ma nessuno ci bada.
Il Vittoriano e' un brodo di bengala.
Si parla ad alta voce.
« Sarà' la nostra terra di lavoro! »
« Sarà' la terra per i nostri figli! »
La folla chiama l'Uomo.
Ne grida a tempo il nome, lungamente.
L'Uomo appare. La folla lo saluta,
ondeggiando a valanga. Poi silenzio.
Silenzio di centomila silenzi.
Ciascuno e' solo, in mezzo a centomila.
Volano le canzoni,
intersecandosi, sovrapponendosi.
La gente canta. Un canto a piena gola;
è stonato, ma nessuno ci bada.
Il Vittoriano e' un brodo di bengala.
Si parla ad alta voce.
« Sarà' la nostra terra di lavoro! »
« Sarà' la terra per i nostri figli! »
La folla chiama l'Uomo.
Ne grida a tempo il nome, lungamente.
L'Uomo appare. La folla lo saluta,
ondeggiando a valanga. Poi silenzio.
Silenzio di centomila silenzi.
Ciascuno e' solo, in mezzo a centomila.
3
L'uomo parla al suo popolo.
Parla di pace giusta, di lavoro,
di terre fertili da coltivare,
di un domani migliore
per le generazioni che verranno.
La sua parola scende sulla folla
come un nuovo battesimo,
tra fragori improvvisi, e incontenuti
silenzi, fino all'ardente suggello.
La notte trova un italiano nuovo,
rivestito di nuova dignita',
affrancato da doglie secolari,
a nessuno secondo.
A nessuno secondo.
Parla di pace giusta, di lavoro,
di terre fertili da coltivare,
di un domani migliore
per le generazioni che verranno.
La sua parola scende sulla folla
come un nuovo battesimo,
tra fragori improvvisi, e incontenuti
silenzi, fino all'ardente suggello.
La notte trova un italiano nuovo,
rivestito di nuova dignita',
affrancato da doglie secolari,
a nessuno secondo.
A nessuno secondo.
Una sera di maggio
del millenovecentotrentasei.
del millenovecentotrentasei.
Quelli che sono nati troppo tardi
non possono capire. "
non possono capire. "
Ripeto, dal testo, assumendo tutta la poetica narrazione di un momento storico di alta portata, la espressione di chiusa : “ Quelli che sono nati troppo tardi / non possono capire” ! Ma il cardine di tutta la manifestazione corale è nella espressione “ …un italiano nuovo..- a nessuno secondo.” Ribadita “A nessuno secondo”, che certamente non piace a tutti coloro che, drogati da ideologìe dottrinarie anti italiane, ciò non tollerano e destestano, chiusi nella loro inguaribile miseria morale.
[Quanto sopra è ESTRATTO dalla pagina 240 del libro "DOMENICO PELLEGRINI GIAMPIETRO-Prolegomeni" da me in preparazione da 4 anni. Ho doverosamente inserito anche questa NOTEVOLE Poesia di Raniero Celani. A.P.]