EZRA POUND UNIVERSITY
"Se un uomo non è disposto a perdere la sua vita per una idea, o vale poco l'idea o vale poco l'uomo"
mercoledì 30 dicembre 2015
martedì 29 dicembre 2015
giovedì 24 dicembre 2015
EZRA POUND Contro l'Usura - Canto XLV letto da Antonio Pantano
EZRA POUND Contro l'Usura - Canto XLV letto da Antonio Pantano
giovedì 17 dicembre 2015
mercoledì 16 dicembre 2015
EZRA POUND Contro l'Usura - Canto XLV letto da Antonio Pantano
EZRA POUND Contro l'Usura - Canto XLV letto da Antonio Pantano
martedì 15 dicembre 2015
domenica 13 dicembre 2015
James Angleton : Vaticano, OSS, CIA, Mussolini, Kennedy, Aldo Moro
James Angleton : Vaticano, OSS, CIA, Mussolini, Kennedy, Aldo Moro
lunedì 9 novembre 2015
Uno stato d’animo genuino scaturito da un giovane del popolo
Uno stato d’animo genuino scaturito da un giovane del popolo
Da trent’anni possiedo un volume di poesie pubblicato da Rebellato editore e stampato a Padova nel 1981. Ne associai anche uno precedente, dello stesso autore, pubblicato nel 1969. Titolo della raccolta “ LA MIA STRADA ”. L’autore si chiama Raniero Celani, e di lui mai riuscìi a raccogliere dati anagrafici, se non ad individuare altre sue opere esistenti in biblioteche pubbliche.
Apprezzai quella raccolta per una sezione , dal titolo “ NOI, I SUPERSTITI ”, che non cito nelle brevi composizioni singole, di alto significato, ma che racchiude l’anima e lo spirito di un giovane – come moltissimi altri, assai responsabili - che partecipò alla seconda guerra mondiale con consapevolezza e fede nella sua scelta.
Ma una composizione mi rimase nella memoria, perché riuscì a tramandare il vero stato d’animo della maggioranza degli italiani che vissero il famoso e “deprecato” ventennio fascista. La tramando subito, per testimonianza ed atto doveroso.
Apprezzai quella raccolta per una sezione , dal titolo “ NOI, I SUPERSTITI ”, che non cito nelle brevi composizioni singole, di alto significato, ma che racchiude l’anima e lo spirito di un giovane – come moltissimi altri, assai responsabili - che partecipò alla seconda guerra mondiale con consapevolezza e fede nella sua scelta.
Ma una composizione mi rimase nella memoria, perché riuscì a tramandare il vero stato d’animo della maggioranza degli italiani che vissero il famoso e “deprecato” ventennio fascista. La tramando subito, per testimonianza ed atto doveroso.
Pagina di diario.
1
" Una sera di maggio
del millenovecentotrentasei.
Il ragazzo che vive dentro il tempo
ne ritrova immutata la memoria.
" Una sera di maggio
del millenovecentotrentasei.
Il ragazzo che vive dentro il tempo
ne ritrova immutata la memoria.
All'imbrunire corre la notizia.
Vola di casa in casa, con la voce
della radio, bussa di porta in porta.
« Addis Abeba e' presa! »
« La campagna d'Etiopia e' terminata! »
La gente si riversa nelle strade,
Un torrente che preme verso i Fori,
raggiunge la sua foce naturale,
la piazza dei colloqui,
il luogo certo dell’appuntamento.
Ogni finestra trova una bandiera.
Vola di casa in casa, con la voce
della radio, bussa di porta in porta.
« Addis Abeba e' presa! »
« La campagna d'Etiopia e' terminata! »
La gente si riversa nelle strade,
Un torrente che preme verso i Fori,
raggiunge la sua foce naturale,
la piazza dei colloqui,
il luogo certo dell’appuntamento.
Ogni finestra trova una bandiera.
2
All'imbrunire sciama il termitaio,
Volano le canzoni,
intersecandosi, sovrapponendosi.
La gente canta. Un canto a piena gola;
è stonato, ma nessuno ci bada.
Il Vittoriano e' un brodo di bengala.
Si parla ad alta voce.
« Sarà' la nostra terra di lavoro! »
« Sarà' la terra per i nostri figli! »
La folla chiama l'Uomo.
Ne grida a tempo il nome, lungamente.
L'Uomo appare. La folla lo saluta,
ondeggiando a valanga. Poi silenzio.
Silenzio di centomila silenzi.
Ciascuno e' solo, in mezzo a centomila.
Volano le canzoni,
intersecandosi, sovrapponendosi.
La gente canta. Un canto a piena gola;
è stonato, ma nessuno ci bada.
Il Vittoriano e' un brodo di bengala.
Si parla ad alta voce.
« Sarà' la nostra terra di lavoro! »
« Sarà' la terra per i nostri figli! »
La folla chiama l'Uomo.
Ne grida a tempo il nome, lungamente.
L'Uomo appare. La folla lo saluta,
ondeggiando a valanga. Poi silenzio.
Silenzio di centomila silenzi.
Ciascuno e' solo, in mezzo a centomila.
3
L'uomo parla al suo popolo.
Parla di pace giusta, di lavoro,
di terre fertili da coltivare,
di un domani migliore
per le generazioni che verranno.
La sua parola scende sulla folla
come un nuovo battesimo,
tra fragori improvvisi, e incontenuti
silenzi, fino all'ardente suggello.
La notte trova un italiano nuovo,
rivestito di nuova dignita',
affrancato da doglie secolari,
a nessuno secondo.
A nessuno secondo.
Parla di pace giusta, di lavoro,
di terre fertili da coltivare,
di un domani migliore
per le generazioni che verranno.
La sua parola scende sulla folla
come un nuovo battesimo,
tra fragori improvvisi, e incontenuti
silenzi, fino all'ardente suggello.
La notte trova un italiano nuovo,
rivestito di nuova dignita',
affrancato da doglie secolari,
a nessuno secondo.
A nessuno secondo.
Una sera di maggio
del millenovecentotrentasei.
del millenovecentotrentasei.
Quelli che sono nati troppo tardi
non possono capire. "
non possono capire. "
Ripeto, dal testo, assumendo tutta la poetica narrazione di un momento storico di alta portata, la espressione di chiusa : “ Quelli che sono nati troppo tardi / non possono capire” ! Ma il cardine di tutta la manifestazione corale è nella espressione “ …un italiano nuovo..- a nessuno secondo.” Ribadita “A nessuno secondo”, che certamente non piace a tutti coloro che, drogati da ideologìe dottrinarie anti italiane, ciò non tollerano e destestano, chiusi nella loro inguaribile miseria morale.
[Quanto sopra è ESTRATTO dalla pagina 240 del libro "DOMENICO PELLEGRINI GIAMPIETRO-Prolegomeni" da me in preparazione da 4 anni. Ho doverosamente inserito anche questa NOTEVOLE Poesia di Raniero Celani. A.P.]
venerdì 6 novembre 2015
giovedì 5 novembre 2015
mercoledì 4 novembre 2015
RCULT
Riporto integralmente l'intervista rilasciata da Mary de Rachewiltz ad Antonio Gnoli, apparsa oggi su "La Repubblica". Per inquadrare meglio il personaggio vorrei chiamare in causa direttamente il Prof. Antonio Pantano, profondo conoscitore dell'opera di Ezra L. Pound, nonchè degli eventi storici che hanno caratterizzato il ventesimo secolo.Il richiamo mi sembra d'obblgo, vista l'importanza della scrittrice americana, al fine di inquadrare meglio il personaggio e "correggere" eventuali interpretazioni errate e tendeziose, riportate qui di seguito nell'intervista. (Pierluigi Caravella)
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RCULT
Mary de Rachewiltz
“Ironico, ribelle, ballerino di tip tap così ricordo mio padre Ezra Pound”
ANTONIO GNOLI
Varia fu la vita di Ezra Pound. Sommò intelligenza sublime e operosa, ostentate polemiche (da parte soprattutto di coloro che ne videro un dilettante, anche se di talento) e punizioni terribili. Su quest’uomo — nato a Hailey nell’Idaho — che amò come pochi l’Italia tanto da considerarla una specie di patria culturale, scese una strana notte. Una di quelle notti che non creano legami, ma spavento, che tengono distanti gli uomini dalla vita. Non è facile immaginare cosa provasse in quei momenti e a quale grado di sopportazione fosse giunta la sua resistenza. Ma è con questa immagine senza fiato che vado a trovare la figlia di Pound: Mary de Rachewiltz nel suo castello sopra Merano. È una donna che, nei tratti, rivela un’antica bellezza (ha compiuto in luglio novant’anni). Energica e dolce. Dotata di uno spirito franco e battagliero. Capace di arrabbiarsi, denunciando l’appropriazione indebita che “Casa Pound” ha fatto del nome del padre: «Una vergogna», commenta asciutta.
Ci sediamo nella stanza dove Pound passò alcuni degli ultimi anni della sua vita. Tra i mobili in legno che progettò, alcune copie dell’ Ulysses , dizionari e i libri che erano serviti, in parte, alla stesura dei Cantos , in parte per lavorare su Dante e Cavalcanti. Proprio su Dante sono usciti i suoi saggi: un libro misterioso che Vanni Scheiwiller non fece in tempo a pubblicare e che ora vede la luce, per Marsilio, grazie all’ottima cura di Corrado Bologna e Lorenzo Fabiani.
Vorrei chiederle intanto del suo cognome. Lei non porta quello di suo padre. Perché?
«Era già sposato, e non poté unirsi in matrimonio con mia madre: Olga Rudge. Mi chiamo Maria Rudge. De Rachewiltz è il cognome di mio marito Boris: un personaggio a suo modo singolare. Fu egittologo, incline al mistero. Il padre acquistò questo castello dove, a un certo punto, ci trasferimmo».
Suo padre con chi era sposato?
«Con Dorothy Shakespear da cui ebbe un figlio, Omar. Ma il vero amore fu con mia madre. Un’irlandese testarda, eccellente violinista, innamorata di quest’uomo speciale. Si scambiarono lettere per quasi tutta la vita».
C’è un verso famoso dei Cantos: “Conta solo l’amore, il resto è spazzatura”. Davvero contò solo l’amore?
«L’amore era per lui qualcosa di universale. Non solo l’amore per una donna, ma anche per un poeta, per uno scrittore, per un paese o una città. L’amore era la capacità di vivere con intensità quanto gli accadeva».
E crede che suo padre l’abbia amata a sufficienza?
«Penso di sì. Fu straordinario, anche se intermittente, il nostro rapporto».
Però la sua infanzia non fu facile tra queste due presenze — sua madre e lui — così forti e autonome.
«Non fu facile ma fu felice. Vissi selvaggiamente i miei primi anni in una casa di contadini a Gais in Val Pusteria. A quel tempo la mamma — grazie alle sue competenze musicali — lavorava soprattutto a Siena con il Conte Chigi. Mentre il babbo viveva un po’ a Rapallo e un po’ a Venezia».
Perché suo padre scelse l’Italia come luogo dove vivere?
«Perché amava il bello e il bello era l’Italia, che ritrovava nei mosaici di Ravenna, nella pittura del Quattrocento o nella poesia del Trecento. Amava Venezia. Vi giunse la prima volta da bambino nel 1890».
È giusto ricordare l’attrazione estetica che suo padre ebbe per il nostro paese. Ma ci fu anche l’attrazione politica per il fascismo. Come giudica questo secondo aspetto?
«Mio padre non subì nessuna infatuazione dal regime fascista. Apprezzò viceversa la figura di Mussolini. Tanto che nel 1933 andò a Roma per donare una copia dei Cantos al Duce».
Cosa trovava nel grande dittatore?
«Pur tra gli equivoci che con il tempo si produssero, credo che vedesse in lui quello che Machiavelli vide nel
Principe , cioè la figura in grado di affrontare e risolvere i gravi problemi del paese. Tra l’altro era convinto che Mussolini non volesse la guerra. Ne parlò con George Santayana. Anche lui certo che Mussolini non avrebbe mai dichiarato guerra alla Francia e all’Inghilterra ».
E invece ci finì dentro. Lei come visse gli anni della guerra?
«Ricordo l’ultima vacanza a Venezia. Era l’ottobre del 1940. Con il babbo andammo al Lido. Ogni cosa sembrava spenta. Diversa rispetto agli sfavillanti anni precedenti. Vissi l’entrata in guerra con questa percezione di dissoluzione».
Come reagì?
«Ero disorientata. La mia educazione si era svolta fuori dagli obblighi scolastici che vivevo come un incubo. Amavo leggere quello che il babbo mi consigliava. Un libro che mi affascinò furono Fiabe del Kordofan di Leo Frobenius».
Si conoscevano Frobenius e suo padre?
«Piuttosto bene. Ricordo che nell’edizione tedesca era apposta una dedica di Frobenius. Poi i due si scambiarono lettere. Entrambi mostravano un grande interesse per le civiltà scomparse. Alle tracce che erano sopravvissute: “ Risvegliare i morti” sentivo a volte ripetere. Ossia la capacità di tenere assieme il mito e la storia. Ma sto divagando. Ricordo, sempre a proposito di libri, che quando lessi le memorie di Florence Nightingale decisi che avrei fatto l’infermiera».
Ci riuscì?
«Nell’aprile del 1944 fui presa come segretaria nell’ospedale tedesco di Pocol. Non era esattamente come fare l’infermiera ma entrai in contatto con quel mondo della convalescenza dove il confine tra speranza e disperazione non era del tutto definito».
Che gente si curava?
«Soldati tedeschi vittime anche loro della guerra. Soprattutto cinquantenni: infermi, feriti, malandati, spesso senza denti, ingrigiti nei capelli. Non era un bel vedere. Ricordo, poi, la stanza numero 20».
Cosa aveva di particolare?
«Era detta la stanza dei morituri. Ci portavano i casi disperati. Vidi uno di quei casi. Un aviatore, giovane. Malridotto. Mi scambiò per un dottore. Voleva che fossi io a curarlo. Gli dissi che ero solo una segretaria. Mi mostrò le sue foto. E la medaglia d’argento. Mi raccontò della sorella che studiava medicina a Norimberga. Alla fine riuscii a parlare con l’infermiera che lo aveva in cura e credo che grazie alla sua assistenza quel soldato sia stato uno dei pochi a uscire vivo dalla stanza numero 20 ».
La guerra era persa. I tedeschi in rotta. Mussolini decaduto. E poi il tentativo di fare un nuovo governo, una nuova patria: la Repubblica sociale. Suo padre aderì, perché?
«Forse per un assurdo senso dell’onore e della coerenza. Non era, del resto, capitato qualcosa di analogo a Giovanni Gentile?».
Gentile fu ucciso. Suo padre catturato alla fine della guerra. Lei era abbastanza grande per avvertire tutta la forza della tragedia che si stava consumando.
Quando ne ebbe la certezza?
«Dovrei fare un passo indietro. Quando ci fu l’attacco a Pearl Harbur, da parte dei giapponesi, mio padre restò sconvolto. Poi, l’America dichiarò guerra. A quel punto come tanti americani cercammo il rientro in patria con l’aereo. Ci fu negato. Ci proposero il piroscafo.
Mary de Rachewiltz
“Ironico, ribelle, ballerino di tip tap così ricordo mio padre Ezra Pound”
ANTONIO GNOLI
Varia fu la vita di Ezra Pound. Sommò intelligenza sublime e operosa, ostentate polemiche (da parte soprattutto di coloro che ne videro un dilettante, anche se di talento) e punizioni terribili. Su quest’uomo — nato a Hailey nell’Idaho — che amò come pochi l’Italia tanto da considerarla una specie di patria culturale, scese una strana notte. Una di quelle notti che non creano legami, ma spavento, che tengono distanti gli uomini dalla vita. Non è facile immaginare cosa provasse in quei momenti e a quale grado di sopportazione fosse giunta la sua resistenza. Ma è con questa immagine senza fiato che vado a trovare la figlia di Pound: Mary de Rachewiltz nel suo castello sopra Merano. È una donna che, nei tratti, rivela un’antica bellezza (ha compiuto in luglio novant’anni). Energica e dolce. Dotata di uno spirito franco e battagliero. Capace di arrabbiarsi, denunciando l’appropriazione indebita che “Casa Pound” ha fatto del nome del padre: «Una vergogna», commenta asciutta.
Ci sediamo nella stanza dove Pound passò alcuni degli ultimi anni della sua vita. Tra i mobili in legno che progettò, alcune copie dell’ Ulysses , dizionari e i libri che erano serviti, in parte, alla stesura dei Cantos , in parte per lavorare su Dante e Cavalcanti. Proprio su Dante sono usciti i suoi saggi: un libro misterioso che Vanni Scheiwiller non fece in tempo a pubblicare e che ora vede la luce, per Marsilio, grazie all’ottima cura di Corrado Bologna e Lorenzo Fabiani.
Vorrei chiederle intanto del suo cognome. Lei non porta quello di suo padre. Perché?
«Era già sposato, e non poté unirsi in matrimonio con mia madre: Olga Rudge. Mi chiamo Maria Rudge. De Rachewiltz è il cognome di mio marito Boris: un personaggio a suo modo singolare. Fu egittologo, incline al mistero. Il padre acquistò questo castello dove, a un certo punto, ci trasferimmo».
Suo padre con chi era sposato?
«Con Dorothy Shakespear da cui ebbe un figlio, Omar. Ma il vero amore fu con mia madre. Un’irlandese testarda, eccellente violinista, innamorata di quest’uomo speciale. Si scambiarono lettere per quasi tutta la vita».
C’è un verso famoso dei Cantos: “Conta solo l’amore, il resto è spazzatura”. Davvero contò solo l’amore?
«L’amore era per lui qualcosa di universale. Non solo l’amore per una donna, ma anche per un poeta, per uno scrittore, per un paese o una città. L’amore era la capacità di vivere con intensità quanto gli accadeva».
E crede che suo padre l’abbia amata a sufficienza?
«Penso di sì. Fu straordinario, anche se intermittente, il nostro rapporto».
Però la sua infanzia non fu facile tra queste due presenze — sua madre e lui — così forti e autonome.
«Non fu facile ma fu felice. Vissi selvaggiamente i miei primi anni in una casa di contadini a Gais in Val Pusteria. A quel tempo la mamma — grazie alle sue competenze musicali — lavorava soprattutto a Siena con il Conte Chigi. Mentre il babbo viveva un po’ a Rapallo e un po’ a Venezia».
Perché suo padre scelse l’Italia come luogo dove vivere?
«Perché amava il bello e il bello era l’Italia, che ritrovava nei mosaici di Ravenna, nella pittura del Quattrocento o nella poesia del Trecento. Amava Venezia. Vi giunse la prima volta da bambino nel 1890».
È giusto ricordare l’attrazione estetica che suo padre ebbe per il nostro paese. Ma ci fu anche l’attrazione politica per il fascismo. Come giudica questo secondo aspetto?
«Mio padre non subì nessuna infatuazione dal regime fascista. Apprezzò viceversa la figura di Mussolini. Tanto che nel 1933 andò a Roma per donare una copia dei Cantos al Duce».
Cosa trovava nel grande dittatore?
«Pur tra gli equivoci che con il tempo si produssero, credo che vedesse in lui quello che Machiavelli vide nel
Principe , cioè la figura in grado di affrontare e risolvere i gravi problemi del paese. Tra l’altro era convinto che Mussolini non volesse la guerra. Ne parlò con George Santayana. Anche lui certo che Mussolini non avrebbe mai dichiarato guerra alla Francia e all’Inghilterra ».
E invece ci finì dentro. Lei come visse gli anni della guerra?
«Ricordo l’ultima vacanza a Venezia. Era l’ottobre del 1940. Con il babbo andammo al Lido. Ogni cosa sembrava spenta. Diversa rispetto agli sfavillanti anni precedenti. Vissi l’entrata in guerra con questa percezione di dissoluzione».
Come reagì?
«Ero disorientata. La mia educazione si era svolta fuori dagli obblighi scolastici che vivevo come un incubo. Amavo leggere quello che il babbo mi consigliava. Un libro che mi affascinò furono Fiabe del Kordofan di Leo Frobenius».
Si conoscevano Frobenius e suo padre?
«Piuttosto bene. Ricordo che nell’edizione tedesca era apposta una dedica di Frobenius. Poi i due si scambiarono lettere. Entrambi mostravano un grande interesse per le civiltà scomparse. Alle tracce che erano sopravvissute: “ Risvegliare i morti” sentivo a volte ripetere. Ossia la capacità di tenere assieme il mito e la storia. Ma sto divagando. Ricordo, sempre a proposito di libri, che quando lessi le memorie di Florence Nightingale decisi che avrei fatto l’infermiera».
Ci riuscì?
«Nell’aprile del 1944 fui presa come segretaria nell’ospedale tedesco di Pocol. Non era esattamente come fare l’infermiera ma entrai in contatto con quel mondo della convalescenza dove il confine tra speranza e disperazione non era del tutto definito».
Che gente si curava?
«Soldati tedeschi vittime anche loro della guerra. Soprattutto cinquantenni: infermi, feriti, malandati, spesso senza denti, ingrigiti nei capelli. Non era un bel vedere. Ricordo, poi, la stanza numero 20».
Cosa aveva di particolare?
«Era detta la stanza dei morituri. Ci portavano i casi disperati. Vidi uno di quei casi. Un aviatore, giovane. Malridotto. Mi scambiò per un dottore. Voleva che fossi io a curarlo. Gli dissi che ero solo una segretaria. Mi mostrò le sue foto. E la medaglia d’argento. Mi raccontò della sorella che studiava medicina a Norimberga. Alla fine riuscii a parlare con l’infermiera che lo aveva in cura e credo che grazie alla sua assistenza quel soldato sia stato uno dei pochi a uscire vivo dalla stanza numero 20 ».
La guerra era persa. I tedeschi in rotta. Mussolini decaduto. E poi il tentativo di fare un nuovo governo, una nuova patria: la Repubblica sociale. Suo padre aderì, perché?
«Forse per un assurdo senso dell’onore e della coerenza. Non era, del resto, capitato qualcosa di analogo a Giovanni Gentile?».
Gentile fu ucciso. Suo padre catturato alla fine della guerra. Lei era abbastanza grande per avvertire tutta la forza della tragedia che si stava consumando.
Quando ne ebbe la certezza?
«Dovrei fare un passo indietro. Quando ci fu l’attacco a Pearl Harbur, da parte dei giapponesi, mio padre restò sconvolto. Poi, l’America dichiarò guerra. A quel punto come tanti americani cercammo il rientro in patria con l’aereo. Ci fu negato. Ci proposero il piroscafo.
introno a Ezra Pound
Diana Celio Gentile signora Celio, premetto che non sono un esperto di Ezra Pound,ma ho letto diverse cose su di lui e anche alcuni suoi libri. Premetto altresi che l'intervista di "Repubblica" fatta dal dott.Gnoli,anche a me è parsa molto sobria. Pero',vedo che su Pound ( non da adesso) solo pochi,secondo me,hanno capito l'essenza culturale,umana,spirituale e politica del personaggio. In poche parole, Pound è stato uno degli anticipatori di un sistema economico e sociale assolutamente rivoluzionario,rispetto all'odierno;che è tutta un'altra cosa. E i risultati si vedano...Pound,scegliendo di vivere in Italia sposo' la politica sociale-economica dettata dal Governo fascista presieduto da Mussolini. La condivideva,in quantochè, vedeva in tale politica cio' che lui si auspicava. Su questo non ci possono essere dubbi. Volle sempre essere se stesso,avere la sua indipendenza e non aderi affatto al partito fascista ( nel senso che non prese tessera o altro). Tra il 1940 e il 1943 fece,liberamente,senza nessuna costrizione i suoi radio discorsi nella sede dell'EIAR di Roma ( quasi 150 se ben ricordo ora che scrivo) che non erono diretti contro il suo paese in senso lato (gli USA) ma una messa in guardia sui veri motivi per cui gli USA scesero in campo contro le Potenze dell'Asse.( che erono di tutt'altra natura in confronto alle solite storielle che ancora ci continuano a raccontare). Pound,aveva da tempo capito chi tiene veramente in mano il bandolo del potere di questo sistema. Era un uomo di principio e sapeva cosa diceva in tal senso. Ne fa prova cio' che trovo' in un archivio di stato USA ( su indicazione precisa di Pound),inerente la Federal Reserve, tale Eaustace Moullins ( che fu un referente di Pound molto importante negli USA...) . Direi,dato i fatti,che va benissimo parlare di Pound come Poeta e studioso profondo di grande cultura,ma anche ( e soprattutto direi) sotto l'aspetto economico,storico -politico-sociale. Pound,in tempi non sospetti,aveva capito tutto.....
Ubaldo Croce
Ubaldo Croce
martedì 3 novembre 2015
martedì 20 ottobre 2015
lunedì 7 settembre 2015
martedì 21 luglio 2015
venerdì 17 luglio 2015
NOVANTENNALE DELLE CONVENZIONI DI NETTUNO
NOVANTENNALE DELLE CONVENZIONI DI NETTUNO
Posted on 17 luglio 2015 by campomarzio19
Ricordato lo storico accordo firmato dal Duce al Forte Sangallo
Il 20 Luglio 1925-III Anno dell’Era Fascista, il Capo del Governo Benito Mussolini firmava nella straordinaria cornice del Forte Sangallo di Nettuno (Roma) le cosiddette Convenzioni di Nettuno, un accordo tra Regno d’Italia e Regno Serbo-Croato-Sloveno sulle questioni ancora pendenti relative ai rapporti tra i due Stati. Le Convenzioni di Nettuno furono la chiusura di un lungo contenzioso iniziato nell’Autunno 1918 tra l’Italia e il costituendo Regno SHS, lo Stato successore dell’Impero Austro-Ungarico nell’Adriatico Nord-Orientale, e rappresentarono il primo successo internazionale della nostra Nazione dopo la fine del Primo conflitto mondiale.
Con la vittoria nella Grande Guerra (1915-1918), il Regno d’Italia si apprestava a coronare il suo progetto di Grande Nazione – garantitogli dal Patto di Londra del 1915 – attraverso il raggiungimento dei suoi confini naturali (il Brennero e Monte Nevoso), acquisendo una regione storica italiana (la Dalmazia centrale), ponendo sotto il suo “controllo” l’Albania e trasformando l’intero Mar Adriatico in un lago italiano. Tuttavia, subito dopo la Vittoria, gli alleati franco-britannici e, ancora di più, l’associato statunitense posero il veto sulle rivendicazioni italiane. Fu un duro colpo per l’Italia, già in preda ad un caos sociale e politico scatenato dai socialisti che volevano trasformare la nostra Nazione in uno Stato bolscevico attraverso una rivoluzione bagnata dal sangue dei “borghesi” e di tutti coloro che si opponevano al sorgere del Sol dell’Avvenire. In questo scenario crepuscolare, l’Italia dovette abbandonare ogni pretesa sull’Albania e sulla Dalmazia centrale, ripiegando in una disperata difesa del confine al Monte Nevoso che, però, escludeva la città italiana di Fiume (non rivendicata in precedenza per la pochezza dei nostri governanti). E proprio Fiume divenne, in poco tempo, un simbolo di fede, il simbolo della Vittoria Mutilata, della Patria tradita. Il 12 Settembre 1919, il Comandante Gabriele d’Annunzio occupava la “città olocausta” nella speranza di “donarla” alla Patria. Tuttavia, il Governo italiano – impantanatosi in una crisi politico-sociale senza precedenti – lasciò cadere le offerte e, dopo aver arginato la protesta nazionalista, pose fine militarmente alla “rivoluzione dannunziana”. Il Trattato di Rapallo del Novembre 1920, riuscì a salvare il confine al Monte Nevoso e strappò Fiume alle mire imperialiste dello iugoslavismo trasformandola in uno “Stato libero”. Una situazione che, però, lasciò il segno: quello della sconfitta, della Vittoria Mutilata. Su questo humus sorse il fascismo, un movimento di sinistra nazionale, che – facendosi alfiere dei valori della Grande Guerra e della lotta alla sovversione social-comunista – si trasformò da piccola fazione in un vero e proprio movimento di massa.
Dopo l’ascesa al Governo di Benito Mussolini, Fiume tornò al centro del dibattito internazionale. Il 27 Gennaio 1924, incredibilmente, si riusciva nell’impresa e con il Trattato di Roma la “città olocausta” venne annessa alla Madre Patria. Il Trattato di Roma sarà, come abbiamo detto, perfezionato e chiuso in tutte le sue parti con la firma delle Convenzioni di Nettuno, che sollevarono nel Regno Serbo-Croato-Sloveno le proteste dei circoli iugoslavisti (tanto è vero che l’accordo venne ratificato solo nel 1928).
A novant’anni dallo storico trattato, nessuna manifestazione è prevista sul territorio di Nettuno, così come oggi nulla ricorda che il Forte Sangallo è stato teatro di un’importante convenzione internazionale che difese gli interessi dell’Italia minacciati dall’imperialismo anglo-francese e iugoslavista. Manca a tutt’oggi uno studio specifico su questo trattato e solo il Comitato Nettunese Pro Gabriele d’Annunzio presieduto dal Prof. Alberto Sulpizi ha creduto opportuno tornare sull’argomento, lasciando sul Monumento ai Caduti per la Patria di Piazza Cesare Battisti tre rose rosse, ognuna a simboleggiare tre città italiane irredente, strappate alla Nazione italiana dopo la Seconda Guerra Mondiale: Pola, Fiume e Zara.
A novant’anni da quello storico successo è doveroso tornare su tale evento, soprattutto per ricordare a coloro “a cui piace dimenticare” che a Trieste la Repubblica finisce, ma l’Italia continua.
Pietro Cappellari
giovedì 16 luglio 2015
lunedì 13 luglio 2015
sabato 11 luglio 2015
ARNALDO NINCHI da me INDIMENTICATO !
DI
ARNALDO NINCHI da me INDIMENTICATO !
Grande ATTORE sopratutto di Teatro ! SPLENDIDO il SUO "convitato di pietra"!
Fu con me - e con Mila Vannucci - in moltissime proposte della GRANDE POESIA di EZRA POUND e nella insuperata DIZIONE del "QUARTO d'ORA DI POESIA DELLA X MAS" di F.T.Marinetti !
ARNALDO ! Attore di SUPERIORE SENSIBILITA' e sempre DISINTERESSATO !.
martedì 30 giugno 2015
domenica 28 giugno 2015
lunedì 22 giugno 2015
venerdì 19 giugno 2015
mercoledì 17 giugno 2015
venerdì 12 giugno 2015
mercoledì 10 giugno 2015
A DOMANDA RISPONDE...!!!
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sabato 6 giugno 2015
ALTRO CHE 25 APRILE.
ALTRO CHE 25 APRILE.
27 aprile 1945 Stato d'insurrezione firmato da Pizzoni e arrivato ai comandi il 28 aprile, quando era praticamente già tutto finito.
Antonio Pantano già spiegato in molti dei miei video che il 25 aprile 1945 fu data FALSA, voluta dagli Alleati per farla coincidere con la fondazione della UNO/ONU e l'insediamento a presidente USA di Truman. All'alba del 28, assassinato brutalmente Mussolini (attratto in un tranello concertato coi preti della curia milanese, sovrintesi a distanza dal Montini) sotto la direzione dell'agente OSS J.J.Angleton, iniziò l'operazione INVASIONE di Milano, e il 29 COMBAT FILM, con 200 cineasti, filmò il sabba di Piazzale Loreto, predisposto da tempo, coi partigiani posti a "comparse" della ingiuria alle salme dei massacrati.
27 aprile 1945 Stato d'insurrezione firmato da Pizzoni e arrivato ai comandi il 28 aprile, quando era praticamente già tutto finito.
Antonio Pantano già spiegato in molti dei miei video che il 25 aprile 1945 fu data FALSA, voluta dagli Alleati per farla coincidere con la fondazione della UNO/ONU e l'insediamento a presidente USA di Truman. All'alba del 28, assassinato brutalmente Mussolini (attratto in un tranello concertato coi preti della curia milanese, sovrintesi a distanza dal Montini) sotto la direzione dell'agente OSS J.J.Angleton, iniziò l'operazione INVASIONE di Milano, e il 29 COMBAT FILM, con 200 cineasti, filmò il sabba di Piazzale Loreto, predisposto da tempo, coi partigiani posti a "comparse" della ingiuria alle salme dei massacrati.
giovedì 28 maggio 2015
martedì 26 maggio 2015
domenica 24 maggio 2015
In ricordo di Ezra Pound (1885 - 1972)
In ricordo di Ezra Pound (1885 - 1972)
Visse a Rapallo in una mansarda in Via Marsala 20/5, dove viene ricordato il suo soggiorno con una bella lapide marmorea che guarda il mare...
("Qui visse dal 1924 al1945 che a Rapallo dedico' stupende pagine dei suoi Canti..."
Dal 1934 lo raggiunsero i genitori nello stesso paese alla morte venne sepolto il padre nel cimitero.
Negli anni '40 visse nel vicino paese Sant'Ambrogio di Zoagli.
Poi, parti per l'America e ritorno' in Italia alla fine degli anni '50, andando a vivere in Passo Tigullio, 20 (sempre vicino a Rapallo), dove compose i Cantos.
("Qui visse dal 1924 al1945 che a Rapallo dedico' stupende pagine dei suoi Canti..."
Dal 1934 lo raggiunsero i genitori nello stesso paese alla morte venne sepolto il padre nel cimitero.
Negli anni '40 visse nel vicino paese Sant'Ambrogio di Zoagli.
Poi, parti per l'America e ritorno' in Italia alla fine degli anni '50, andando a vivere in Passo Tigullio, 20 (sempre vicino a Rapallo), dove compose i Cantos.
"...ma seguendo il Filo d'Oro
nella trama (Torcello)
al Vicolo d'Oro (Tigullio),
ammettere l'errore e tenere al giusto:
Carità talvolta io l'ebbi,
non riesco a farla fluire.
Un po' di Luce come un barlume
per ricondurre allo Splendore".
venerdì 22 maggio 2015
"intervista" di Pasolini a POUND SAPPIA :
CHI ha "considerato" la "intervista" di Pasolini a POUND SAPPIA :
In VERITA'il servizio TV fu di Vanni Ronsivalle. Pasolini - non invitato e non annunciato - si insinuò a casa di Olga Rudge ed Ezra Pound a Venezia, e si alternò nelle interviste. Lesse con voce da bambino e MALAMENTE alcuni frammenti, puntando SOLO sulla poesia, APOSTROFATO da Pound che gli precisò il SENSO MUSICALE delle opere. Ma Pasolini NULLA seppe e capì della BASE ECONOMICA e del PENSIERO di EZRA POUND.
In VERITA'il servizio TV fu di Vanni Ronsivalle. Pasolini - non invitato e non annunciato - si insinuò a casa di Olga Rudge ed Ezra Pound a Venezia, e si alternò nelle interviste. Lesse con voce da bambino e MALAMENTE alcuni frammenti, puntando SOLO sulla poesia, APOSTROFATO da Pound che gli precisò il SENSO MUSICALE delle opere. Ma Pasolini NULLA seppe e capì della BASE ECONOMICA e del PENSIERO di EZRA POUND.
giovedì 21 maggio 2015
ANTONIO POCOBELLO mi ha chiesto di chiosare uno scritto apparso su "Sociale" dal titolo "Il rinnegato Ezra Pound". ECCO la risposta.
ANTONIO POCOBELLO mi ha chiesto di chiosare uno scritto apparso su "Sociale" dal titolo "Il rinnegato Ezra Pound". ECCO la risposta.
Gentile Pocobello, sono “assalito” da domande su Pound. Taglio corto, per Lei; altrimenti non potrei nemmeno respirare. Ma pubblico anche nel mio sito e in EZRA POUND UNIVERSITY. Oltre altro.
1 Casarrubea ottenne dieci anni fa’ copie “scelte” di alcuni documenti “liberati” in America.
2 Ma TUTTO era già noto.
3 Negli USA “liberarono” (democraticamente) quello che a loro fu comodo. MAI TUTTO.
4 Ancora trattengono al St. Elizabeths di Washington un frammento del cervello di Mussolini (temono che risorga, visto che a Gerusalemme qualcuno 2000 anni fa’ si dice che lo abbia fatto!).
5 Da questi documenti non emerge il viaggio di Pound negli USA in aprile 1939, per dissuadere Roosevelt dallo scatenare la seconda guerra mondiale. Nel 1937 gli USA pacifisti avevano il 41% del potenziale militare mondiale, mentre la Germania solo il 14%, e l’Italia meno del 7%.Dal 1935 gli USA stavano approntando un “ordigno bellico nucleare”, mentre in Europa Germania ed Italia (molto avanti) pensavano solo allo sfruttamento energetico. I magnati della finanza in USA risollevarono i disastri del 1929 con corsa a produzione bellica, e occupazioni militari e di mercati oltre oceano.
6 Lo scritto indica il CIC impegnato verso Pound. Ma NON rivela che la ritorsione fu per le IDEE poundiane contro la politica imperialista di Roosevelt e degli USA.
7 Le “incriminazioni” a Pound furono formulate dal Gran Giurì di Washington il 26 luglio 1943. In “contemporanea” con l’arresto di Mussolini e l’insediamento (illegittimo) di Badoglio ! Casualità?
8 Milano fu occupata dagli Alleati la tarda serata del 28 aprile 1945. Il 29 mattina intorno a piazzale Loreto (luogo designato dal OSS-CIC per l’ostentazione dei cadaveri dei maggiorenti fascisti – assassini preventivati da tempo, con la connivenza della curia milanese, su “ordini” romani del Montini) erano già istallati oltre 200 cineasti del Combat-Film.
9 Amprim –fotografato poi, in note pose, accanto a Pound – eseguì gli interrogatori a Chiavari su ordine di un “alto superiore” dello OSS-CIC.
10 Lo “alto superiore” fu “impegnato” all’alba del 28 aprile 1945 a Giulino di Mezzegra. Poi il 9-10 maggio lo stesso “traslò” J.V.Borghese da Milano a Roma, per recluderlo “duramente”.
11 Mai Pound fu ricondotto da Amprim o altri a Sant’Ambrogio 60, Zoagli, dopo la “asportazione” del 3 maggio 1945. Documenti nella casa furono sequestrati successivamente, ad Olga Rudge (compagna di Pound, che abitava il 1° piano) e a Dorothy Shakespear (moglie, che abitava a piano terra); le due erano in alloggi separati.
12 A Coltano (25 km. Da Pisa) MAI Ezra Pound fu recluso !
13 Dagli sballottamenti di 23 giorni Pound fu condotto ne DTC – Campo di sterminio per cittadini USA – di METATO (non lontano da Pisa), ove rimase fino a metà autunno 1945. Stazionò in “gabbia all’aperto per condannati a morte” 22 giorni almeno.
14 Proprio oggi, verso le ore 15, ho con Ubaldo Croce, registrato la “giusta lettura” del finale del Canto 81°. Pasolini (da Lei proposto, in lungo servizio per TV di Ronsivalle ove PPP si insinuò) ha voce da castrato e (giusta, al cospetto di Pound) umiltà da chierichetto.
15 Quanto da me ora scritto è vergato “a mente” senza consultazione di testi. Ho letto dopo le 17,15 il suo scritto. L’esame dei documenti e dei filmati da Lei indicati m’ha richiesto tempo.
Cordialità. Antonio Pantano
Gentile Pocobello, sono “assalito” da domande su Pound. Taglio corto, per Lei; altrimenti non potrei nemmeno respirare. Ma pubblico anche nel mio sito e in EZRA POUND UNIVERSITY. Oltre altro.
1 Casarrubea ottenne dieci anni fa’ copie “scelte” di alcuni documenti “liberati” in America.
2 Ma TUTTO era già noto.
3 Negli USA “liberarono” (democraticamente) quello che a loro fu comodo. MAI TUTTO.
4 Ancora trattengono al St. Elizabeths di Washington un frammento del cervello di Mussolini (temono che risorga, visto che a Gerusalemme qualcuno 2000 anni fa’ si dice che lo abbia fatto!).
5 Da questi documenti non emerge il viaggio di Pound negli USA in aprile 1939, per dissuadere Roosevelt dallo scatenare la seconda guerra mondiale. Nel 1937 gli USA pacifisti avevano il 41% del potenziale militare mondiale, mentre la Germania solo il 14%, e l’Italia meno del 7%.Dal 1935 gli USA stavano approntando un “ordigno bellico nucleare”, mentre in Europa Germania ed Italia (molto avanti) pensavano solo allo sfruttamento energetico. I magnati della finanza in USA risollevarono i disastri del 1929 con corsa a produzione bellica, e occupazioni militari e di mercati oltre oceano.
6 Lo scritto indica il CIC impegnato verso Pound. Ma NON rivela che la ritorsione fu per le IDEE poundiane contro la politica imperialista di Roosevelt e degli USA.
7 Le “incriminazioni” a Pound furono formulate dal Gran Giurì di Washington il 26 luglio 1943. In “contemporanea” con l’arresto di Mussolini e l’insediamento (illegittimo) di Badoglio ! Casualità?
8 Milano fu occupata dagli Alleati la tarda serata del 28 aprile 1945. Il 29 mattina intorno a piazzale Loreto (luogo designato dal OSS-CIC per l’ostentazione dei cadaveri dei maggiorenti fascisti – assassini preventivati da tempo, con la connivenza della curia milanese, su “ordini” romani del Montini) erano già istallati oltre 200 cineasti del Combat-Film.
9 Amprim –fotografato poi, in note pose, accanto a Pound – eseguì gli interrogatori a Chiavari su ordine di un “alto superiore” dello OSS-CIC.
10 Lo “alto superiore” fu “impegnato” all’alba del 28 aprile 1945 a Giulino di Mezzegra. Poi il 9-10 maggio lo stesso “traslò” J.V.Borghese da Milano a Roma, per recluderlo “duramente”.
11 Mai Pound fu ricondotto da Amprim o altri a Sant’Ambrogio 60, Zoagli, dopo la “asportazione” del 3 maggio 1945. Documenti nella casa furono sequestrati successivamente, ad Olga Rudge (compagna di Pound, che abitava il 1° piano) e a Dorothy Shakespear (moglie, che abitava a piano terra); le due erano in alloggi separati.
12 A Coltano (25 km. Da Pisa) MAI Ezra Pound fu recluso !
13 Dagli sballottamenti di 23 giorni Pound fu condotto ne DTC – Campo di sterminio per cittadini USA – di METATO (non lontano da Pisa), ove rimase fino a metà autunno 1945. Stazionò in “gabbia all’aperto per condannati a morte” 22 giorni almeno.
14 Proprio oggi, verso le ore 15, ho con Ubaldo Croce, registrato la “giusta lettura” del finale del Canto 81°. Pasolini (da Lei proposto, in lungo servizio per TV di Ronsivalle ove PPP si insinuò) ha voce da castrato e (giusta, al cospetto di Pound) umiltà da chierichetto.
15 Quanto da me ora scritto è vergato “a mente” senza consultazione di testi. Ho letto dopo le 17,15 il suo scritto. L’esame dei documenti e dei filmati da Lei indicati m’ha richiesto tempo.
Cordialità. Antonio Pantano
mercoledì 20 maggio 2015
martedì 19 maggio 2015
Franca Barbier. La lettera d'addio alla madre (24.07.1944)
Un ESEMPIO che, in altra chiave, EZRA POUND eternò nel Canto LXXIII con lo OLOCAUSTO della EROINA DI RIMINI !!!
***
Mamma mia adorata,
FRANCA
...hanno detto che siamo da galera...
Alla memoria dell'eroica Ausiliaria Franca Barbier è stata decretata la Medaglia d'Oro, con la seguente motivazione: «Franca Barbier: catturata dai partigiani manteneva un contegno deciso, rifiutando di entrare a far parte della banda e riaffermando la sua intransigente fedeltà all'Idea. Condannata a morte dal tribunale dei fuorilegge, le fu promessa la vita se avesse rinunziato ai principi suoi. Rimasta ferma nella sua fede e portata davanti al plotone di esecuzione, ebbe la forza di gridare: - Viva l'Italia! Viva il Duce! - ordinando il fuoco. Fu uccisa dal capo con un colpo alla nuca. Fulgido esempio di volontaria, la sua morte è fonte di luce». La Salma viene rintracciata solo nell'ottobre del '46. Oggi riposa nella tomba di famiglia, accanto al fratellino Franco, morto a pochi anni. Ecco la lettera scritta alla madre.
Mamma mia adorata,
Purtroppo è giunta la mia ultima ora. E’ stata decisa la mia fucilazione che sarà eseguita domani, 25 luglio. Sii calma e rassegnata a questa sorte che non è certo quella che avevo sognato. Non mi è neppure concesso di riabbracciarti ancora una volta. Questo è il mio unico, immenso dolore. Il mio pensiero sarà fino all’ultimo rivolto a te e a Mirko. Digli che compia sempre il suo dovere di soldato e che si ricordi sempre di me. Io il mio dovere non ho potuto compierlo ed ho fatto soltanto sciocchezze, ma muoio per la nostra Causa e questo mi consola.
E’ terribile pensare che domani non sarò più; ancora non mi riesce di capacitarmi. Non chiedo di essere vendicata, non ne vale la pena, ma vorrei che la mia morte servisse di esempio a tutti quelli che si fanno chiamare fascisti e che la nostra Causa non sanno che sacrificare parole.
Mi auguro che papà possa ritornare presso di te e che anche Mirko non ti venga a mancare. Vorrei dirti ancora tante cose, ma tu puoi ben immaginare il mio stato d’animo e come mi riesca difficile riunire i pensieri e le idee. Ricordami a tutti quanti mi sono stati vicini. Scrivi anche ad Adolfo, che mi attendeva proprio oggi da lui. La mia roba ti verrà recapitata ad Aosta. Io sarò sepolta qui, perché neppure il mio corpo vogliono restituire. Mamma, mia piccola Mucci adorata, non ti vedrò più, mai più e neppure il conforto di una tua ultima parola, né della tua immagine. Ho presso di me una piccola fotografia di Mirko: essa mi darà il coraggio di affrontare il passo estremo, la terrò con me. Addio mamma mia, cara povera Mucci; addio Mirko mio. Fa sempre innanzitutto il tuo dovere di soldato e di italiano. Vivete felici quando la felicità sarà riconcessa agli uomini e non crucciatevi tanto per me; io non ho sofferto in questa prigionia e domani sarà tutto finito per sempre.
Della mia roba lascio a te, Mucci, arbitra di decidere. Vorrei che la mia piccola fede la portassi sempre tu per mio ricordo. Addio per sempre, Mucci!
Germana Euggeri
"È forse questo che si cerca nella vita, nient’altro che questo, la più gran pena possibile per diventare se stessi prima di morire”.
Louis Ferdinand Auguste Destouches, in arte Céline.
lunedì 18 maggio 2015
A PROPOSITO di uno scritto proposto da tale A. Maconi riferentesi a IL POPOLO DI ALESSANDRIA ed EZRA POUND.
A PROPOSITO di uno scritto proposto da tale A. Maconi riferentesi a IL POPOLO DI ALESSANDRIA ed EZRA POUND. Conoscevo la “fatica” da tempo (è in archivio in altro “calcolatore”).
La prima parte è frutto di “collage” fatti negli anni da Giuseppe Puppo (giornalista anziano) che iniziò sul Secolo d’Italia negli anni ’90 a proporre ciò che lo stesso quotidiano aveva pubblicato dal 1982/83, a firma di tale ... Antonio Pantano, omettendo però la fonte e riferendo in maniera imprecisa.
Ne venne fuori un “Popolo di Alessandria” che – a detta di alcuni piemontesi antifascisti – avrebbe troncato le pubblicazioni nel 1944. Gli stessi INFORMATISSIMI ignorano che negli anni '70 Ernesto G.Laura, giornalista anfifascista, pubblicò aver raggiunto quel foglio la tiratura di 250.000 copie ! Quei tali si basarono sul curriculum di G.C.Cabella che fuggì, terrorizzato da un bombardamento, a Milano, e colà – presso una tipografia locale – stampò alcuni numeri monografici sui “monarchici e Badoglio”. Mentre ad Alessandria la Federazione Fascista Repubblicana (diretta dal capitano Edoardo Pantano, giornalista pubblicista) continuò a far uscire il giornale due volte la settimana fino al 23 aprile 1945. Pantano (mio padre) nel 1945 il lunedì pubblicò “l’Idea Sociale – giornale dei lavoratori”, che diffuse 5 articoli di Ezra Pound, mentre su “Il Popolo di Alessandria” ne apparvero circa 65. [Formulo questa nota stando lontano dallo studio – ove ho archivio e resto – e cito a memoria; mercoledì sera potrò integrare e verificare qualche inesattezza, e completare l’elenco degli scritti di EZRA POUND omessi dal Giuseppe Puppo e dal suo amico Antonio Maconi, attingendo sia dai giornali originali che dalle 2300 anastatiche degli articoli pubblicati nel mondo dal Pensatore].
Maconi nella sua introduzione àddita Pound come possibilmente “deliranti le idee economiche di Pound” e si rintana nel non averne trovate di migliori !
Puppo opera di “copia/incolla” alla maniera dei “volenterosi aspiranti allievi di Giacinto Auriti”, ma – frettoloso per mostrarsi sulla scena – infila “perle” una più ridicola dell’altra, e tutte molto approssimative.
Proporre lo scritto ? Tra i tanti oggi pullulanti (incluse anche le amenità dei politicanti dei “casinettipound “ assai di comodo per i rissosi di sinistra e destra) si rischia di fare PESSIMA FIGURA presso gli esperti VERI e nei confronti della VERITA’. E in questo momento è in Italia anche il mio antico sodale prof. Tim Redman (università di Dallas) che incontra Mary de Rachewiltz, figlia di Olga Rudge e di Ezra Pound. Evitiamo che con me si facciano illimitate risate ! La “buona volontà” è perniciosa quanto le MENZOGNE quando è imprecisa ! Un “guaritore” non è mai un buon esperto medico !
Antonio Pantano
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